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NUCLEARE: NEL LAZIO TRA CENTRALI E DEPOSITI SCORIE

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umby64
view post Posted on 7/2/2010, 13:31




NUCLEARE: NEL LAZIO TRA CENTRALI E DEPOSITI SCORIE

ROMA 7 FEB - A Civitavecchia Edf ha già fatto uno studio preliminare per collocare il reattore EPR nei 400 ettari di proprietà ENEL. C'è quindi la volontà di portare nel Lazio una seconda centrale elettronucleare probabilmente con due reattori nella sola Civitavecchia. Il nucleare non è ad emissioni zero. La filiera di produzione del combustibile sfrutta idrocarburi e produce CO 2, tanta CO 2. Una centrale da 1600 Megawatt copre le emissioni per la sua costruzione e accensione dopo oltre 12 anni. L'EPR è vecchiotto e non sicuro come dicono.

Ci chiediamo perche’ tanti tumori e leucemie, questa è la disastrosa condizione in cui vivono i cittadini del Lazio: È ormai in fase di costruzione a Latina anche il deposito unico nazionale di scorie nucleari. Mentre a San Vittore, l'inceneritore Acea, ha soltanto preso fuoco.A Aprilia la Turbogas a ciclo combinato da 750 Megawatt. A Colleferro il termovalorizzatore, quello dai fumi sacri a base di copertoni e batterie, ad Allumiere il termovalorizzatore in piena zona militare. A Malagrotta il gassificatore che sbuffa carbone e ai Castelli il gemello, solo che raffreddato ad aria, perchè l'acqua non è potabile e non si può più sovra sfruttare la falda, chiedete all'ASL.

La risposta a tecnici e politici “convinti” della termocombustione del CDR è nelle immagini che ogni volta decine di cittadini, da Malagrotta a Colleferro, da Acerra a Scarlino passando per Terni, segnalano alla comunità civile. E’ chiaro come si tratti di innocente “vapore acqueo”, è chiaro come gli organi sanitari abbiano urgenze più impellenti rispetto al controllare simili emissioni e garantire uno straccio di diritto alla salute nei confronti dei cittadini. A coloro i quali non si ritenessero ancora interessati da tale problema ricordiamo, a malincuore, che le emissioni di nanopolveri (e non solo) non sono affatto confinabili, anzi. Il richiamo nel comprensorio castellano, realtà ormai da oltre 450.000 persone, è forte ed univoco: lavoriamo tutti insieme affinchè i Castelli Romani, Tuscolani e Prenestini, affinchè tutto il litorale non vedano questo “panorama” sul proprio reciproco sfondo per poi constatarne gli effetti sanitari nel medio e lungo termine. Se Malagrotta “fuma” così, oggi, non osiamo pensare quando l’impianto sarà nel pieno della sua potenza di carico. E Albano? Impianto gemello con un’ aggravante in più, il raffreddamento ad aria? Inquietante immaginazione che lasciamo a tutti voi. Chi persevera nell’indifferenza o nell’avallare ciò è perchè non si rende conto o ha altro genere di interessi.

Il 6 dicembre 2009 alle 15,30 circa una grande fumata nera e densa si è innalzata dalla ciminiera posta sul Gassificatore di Malagrotta, ha invaso tutta la Valle Galeria, con molta probabilità sono i collaudi in corso ma, mi domando, sono controllati ???? Vorrei ricordare che nella gassificazione ci sono delle emissioni nocive come la diossina che potrebbe essere prodotta e immessa in atmosfera proprio durante le fasi di accensione e spegnimento dei gassificatori o nel passaggio da una linea all’altra e ciò è dovuto al transito da basse ad alte temperature in queste fasi appunto potrebbe essere prodotta e liberata diossina ( al di sotto degli 800 C°) ma non solo ci sono tanti altri inquinanti che potrebbero fuoriuscire. Da tempo i comitati di Malagrotta Pisana64 e Bravetta si battono per la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta e per i controlli che purtroppo non ci sono, le denuncie si susseguono in continuazione ma ancora non si fa chiarezza su questa zona maledetta. Presto ci sarà un audizione presso una sede comunale o provinciale purtroppo, sono anni che ci si adagia su una situazione divenuta ormai insostenibile e vorrei dire anche drammatica.

Nel documento in uso alle amministrazioni comunali sull’impatto ambientale e sanitario degli inceneritori, solo bugie e falsificazioni. E’ quanto afferma la dottoressa Patrizia Gentilini, faentina di nascita, laureata in medicina e chirurgia a Bologna nel 1975, specializzata in Oncologia a Genova nel 1980 e poi in Ematologia a Ferrara nel 1988. Fa parte dell’ Associazione contro Leucemie, Linfomi, Mieloma (AIL) sezione Forlì-Cesena e dell’Associazione medici per l’ambiente (ISDE Italia). Nel video pubblicato su youtube, visionabile anche su romagnanoi.it, la dottoressa analizza il Quaderno numero 45 di ingegneria ambientale, un documento firmato da Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grosso e Vito Foa, in uso alle amministrazioni comunali, riguardante l’impatto ambientale e sanitario degli inceneritori. L’accusa parte dal fatto che tale approfondimento falsifichi e citi approssimativamente i dati di altri 4 studi sul tema, sorvolando colpevolmente sull’incofutabile relazione tra l’aumento di incidenza dei tumori, in prossimità degli inceneritori. In questo video viene portato come esempio il caso degli inceneritori di Coriano in provincia di Rimini. Nel paragrafo del Quaderno 45 firmato da Vito Foa sull’impatto dei fumi degli inceneritori sulla salute dei residenti, la dottoressa evidenzia una grave falsificazione, sottolineando come il rapporto riferisca solo una frase delle conclusioni finali degli studi presi in esame, evitando di considerare che, benché non sia dimostrato in generale un aumento dell’incidenza di tumori nelle vicinanze degli inceneritori, è altresì innegabile la relazione tra l’aumento di casi di tumore in base all’esposizione ai fumi degli inceneritori di rifiuti circa il sesso femminile. La dimostrazione dell’assunto della dottoressa Gentilini viene dallo studio effettuato proprio a Coriano, analizzando l’area di massima ricaduta delle polveri pesanti nei pressi dell’inceneritore. Qui come afferma l’oncologo: “C’è una coerenza innegabile tra l’aumento del rischio e l’aumento del livello dell’esposizione”. Aumenti rilevanti, relativi al cancro alla mammella, al colon, al retto e allo stomaco. Variazioni che in taluni casi raggiungono il 54%.
 
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